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de carli 6 maggioMirko De Carli

Martedì mattina una decina di camionette di polizia e carabinieri ha bloccato la strada davanti al palazzo. Sul tetto e in strada gli attivisti si opponevano allo sgombero. Dalle finestre gli occupanti uniti al grido «Vergogna». Dentro lo stabile di proprietà del Sant’Orsola vivevano circa 50 persone tra cui 15 minori da quasi tre anni, compresa una neonata di 5 mesi.

Il collettivo da settimane stava tentato di ottenere una mediazione con il Sant’Orsola, proprietario del palazzo, ma senza riuscirci. Per protesta, il 21 aprile alcuni attivisti avevano occupato una tettoia di Palazzo d’Accursio e ottenuto un incontro con gli assessori al welfare e alle politiche abitative Amelia Frascaroli e Riccardo Malagoli.

Dopo circa due ore la polizia ha deciso di caricare i manifestanti in strada. Sono circa trenta le persone arrivate in via Irnerio in solidarietà con gli occupanti che resistono dentro l’edificio.

Circa venti militanti, poi diventati una cinquantina, con alcune famiglie uscite dallo stabile si sono spostati dal presidio per occupare la Chiesa Santa Maria e San Domenico in via Irnerio, all’angolo con via Mascarella. Famiglie e bambini hanno riparato nella parrocchia, dove si inizia a portare cibo e acqua. Nel frattempo in via Irnerio resta un presidio di Asia e i due attivisti sul tetto restano lì dalle 6 del mattino.

Alle famiglie sono state offerte sistemazioni temporanee. Una soluzione che in tarda mattinata solo un nucleo accetta. La stessa soluzione, però, viene accettata in serata, grazie alla mediazione del vescovo Matteo Maria Zuppi.

Alla fine, tutti hanno trovato una sistemazione. I colloqui con i Servizi sociali del Comune sono durati fino a tarda sera, ma alla fine è stata trovata una sistemazione per tutti gli ex occupanti. Il tutto trova conferma dalle parole di don Alessandro Benassi, il parroco della chiesa di Santa Maria e San Domenico di via Mascarella, dove alcune famiglie si erano rifugiate, e dove fino quasi a mezzanotte si sono svolti appunto i colloqui con i Servizi sociali.

Un quadro che conferma l’incapacità dell’attuale amministrazione a gestire situazioni così delicate e cruciali per il destino della città, ma soprattutto l’abuso che la politica, da destra a sinistra, fa di Mons. Zuppi.

Che cosa annotare? Prima di tutto che, puntualissimi come sempre, i collettivi si schierano in “perfetto orario” tra i 30 nuclei familiari e le forze dell’ordine.

Poi, in second’ordine, accade una sviluppo “inatteso”:
le 30 famiglie “traslocano” nella Chiesa della Mascarella occupandola guidate dalla disperazione e dai soliti noti che la usano per fini politici. Quindi costringono il Vescovo a riceverli e a fare da mediatore.

Davanti a questi fatti a ad una destra ed una sinistra che non fanno altro che il gioco del rimpallo di responsabilità, tirando ognuna a proprio modo, per la giacchetta Mons. Zuppi, noi ci atteniamo alla lettera al nostro programma elettorale rimettendo al centro legalità ed emergenza abitativa.

Lanciamo quindi una petizione che oggi consegniamo all’Acer di Bologna e al Comune del capoluogo emiliano-romagnolo.

PETIZIONE #UNAFAMIGLIAUNACASA #SGOMBERIAMOBOLOGNA

Il Popolo Della Famiglia con questa petizione chiede che si ponga fine a questo clima violento di richiesta di alloggi. Il problema è drammatico e merita risposte ferme ed all’altezza della situazione. La Carità è una cosa sempre possibile. La dignità di un alloggio decente per tutti non è compito della Carità ma di chi amministra il Bene Comune. In particolare di Acer, istituzione appositamente istituita allo scopo. Quindi chiediamo conti del perché immobili Acer, fino a ieri locati e regolarmente abitati, restino vuoti anche in situazioni emergenziali come quelle suddette.

TESTO APPELLO

La casa è un diritto per ogni essere umano ed una società che voglia dirsi tale deve porre in essere ogni soluzione possibile.
Il Popolo Della Famiglia chiede all’ente ACER ed al Comune di Bologna, in particolare al Sindaco ed all’Assessore al Welfare:

a) che siano identificati gli occupanti ed accertate le cause del loro stato. Conseguentemente che si mettano in atto le procedure, se il caso, per inserirle nelle graduatorie dell’ e.r.p.

b) che si svolga un censimento definitivo e definitorio del patrimonio ACER, incrociando i dati degli sportelli sociali e dei tribunali
per avere dati certi sulla disponibilità di alloggi popolari ACER rispetto alle domande, dati che dovranno essere resi noti a richiesta di qualunque cittadino.

Ecco la nostra riposta alla demogogia di molti, di troppi. Concreti e operativi come sempre.

© http://www.lacrocequotidiano.it/ - 6 maggio 2016

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