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Da Zammerù Maskil. Le impostazioni etiche di Umberto Veronesi sulla Fecondazione Assistita, l'impianto etico dei referendari e del Comitato per il "si" nei confronti della legge 40?

Nel corriere on line di Mercoledì 25 Maggio nella sezione forum viene riportata la seguente lettera:

(che a noi ci pare costruita per la risposta..)

Perché non andrò a votare

Illustre Professore,
ho la talassemia, 34 anni, ogni giorno uso un microinfusore per 23 ore al giorno; faccio trasfusioni ogni 20 giorni, prendo 2 pastiglie di calcio al dì, una e mezzo per ipoparatiroidismo, una di acido folico. Eppure vivo, esco, lavoro in campagna, insegno, faccio ricerca all'università. Ho smesso di fumare 5 mesi fa perché credo che in un futuro non troppo lontano potrò guarire dalla mia anemia. E non andrò a votare anzitutto perché non sono le cure a darmi il buonumore o a togliermelo, quando lo perdo, ma ciò che ho nell'anima: credo ancora di non essere una "cosa" guidata dal determinismo, ma un'entità libera anche di scegliere come vedere il mondo. Poi non andrò perché non posso impedire a un essere di nascere perché devo guarire io. E anche perché se l'embrione non è persona, cosa è l'embrione 5 minuti dopo? E 10 minuti dopo? E dieci giorni dopo? Sicuri che nei decenni non si passi a criteri razziali o etnici per le selezioni? In fondo la "persona" è solo ciò che io considero tale, a meno che la vita non sia difesa dal primo germoglio per tutto l'arco dell'esistenza.
Posso capire il desiderio di guarire di chi ha malattie molto pesanti, ma per favore, nessun politico usi noi talassemici per raggiungere i suoi scopi, perché la nostra vita è bellissima. E' la mancanza di fiducia in noi degli altri che ci abbatte. Compatirci è escluderci ed emarginarci.

XXXXXX
 


 La risposta di Veronesi in corsivo blu, con le nostre correzioni in bordeaux e nero:

 

"Caro xxxxxxx, rispetto la sua opinione sull’embrione, ma mi permetto di ribattere alla sua affermazione “non posso impedire a un essere di nascere perché devo guarire io”. Se considera l’attuale legge sulla fecondazione assistita, vedrà che l’articolo che vieta il congelamento degli embrioni e impone che tutte le cellule fecondate (fino a un massimo di tre) siano impiantate nell’utero, implicitamente già impedisce la “nascita” di futuri esseri umani. Infatti, se gli embrioni impiantati attecchiscono tutti e tre si ha una gravidanza trigemellare, creando un problema per la donna e mettendo a repentaglio la salute dei futuri feti che per banali motivi geometrici, di spazio, rischieranno di non vedere mai la luce. Se invece, come auspicabile, ne attecchisce uno solo significa che gli altri due muoiono.

Imponendo

- c'è contraddizione tra "imponendo" e "fino a un massimo di tre" appena espresso - basterebbe in tal caso, in linea di prevenzione impiantarne due mantenendo un target alto di risultati e di pieno rispetto del corpo e della psiche della donna art. 14, 8 della legge, le cellule fecondate hanno infatti un tetto massimo di tre da un minimo di uno -

di impiantarli tutti e tre (perché non ammette il loro congelamento) la legge finisce per condannarne a morte almeno due.

- l'obbligatorietà c'è solo per la cellula fecondata: l'embrione.

Perché Veronesi non parla di Ovociti congelati?

Come si vede in realtà, al contrario di quanto si pensa e si dice, la legge rispetta il desiderio della maternità offrendo però nel contempo un tetto minimo di cautela e di tutela dell'embrione -
Lo stesso destino attende i 30mila embrioni attualmente congelati e conservati nei vari laboratori italiani, frutto dell'attività degli anni passati, che la legge impedisce di utilizzare per scopi di ricerca. Il risultato è che vengono lasciati rinchiusi nei freezer dove comunque sono destinati a morire prima o poi. Se invece, come chiede il referendum, fosse possibile utilizzarli come fonte di cellule staminali, non sarebbero “soppressi” ma trasferiti ad altre persone.

- Qui Veronesi fa una confusione enorme sia sui contenuti della legge che sull'impianto dei quesiti referendari. Utilizzare gli embrioni come fonte di cellulle staminali non si può fare senza sopprimere gli embrioni e non rispettare quel tetto minimo di cautela che la legge ha introdotto nei confronti del concepito.

Inoltre i referendari non cercano solo l'utilizzo per la ricerca degli embrioni congelati ma anche, negando il tetto di "fino a tre" (secondo "coscienza" medica), di produrli in sovrannumero sia per stimolare "bestialmente" la donna e condannarla a gravidanze spropositate o ad aborti plurimi, sia per produrre embrioni per la ricerca con la clonazione terapeutica.

Cosa che di fatto è già avvenuta in passato e che ha causato l'enorme numero degli embrioni sovrannumerari.

I legislatori hanno voluto proprio cautelare una situazione che diventava incontrollabile sia tecnicamente che eticamente.

Veronesi o non conosce la legge o non la vuole conoscere.
Per quanto riguarda la diagnosi pre-impianto, che lei paventa come un possibile strumento di selezione etnica o razziale, in realtà dal punto di vista medico - ma anche logico o del semplice buon senso - non è altro che l’anticipazione di quella diagnosi prenatale che viene effettuata normalmente da ogni donna in gravidanza. La legge già autorizza a verificare la salute del feto all'interno della madre. Le tecniche di diagnosi embrionale, che permettono di verificare la salute dell’embrione nella provetta, ci consentirebbero semplicemente di anticipare questo controllo, senza dover aspettare la formazione del feto. E senza dover ricorrere, come avviene da anni, a un aborto: secondo la legge 194 infatti, in presenza di malattie genetiche è possibile interrompere la gravidanza ricorrendo all’aborto.

Ancora una volta Veronesi non ha letto la legge, né ne ha compreso lo spirito.

La diagnosi pre-impianto è logica solo per una mentalità selettiva ed il buon senso in tal caso è tutt'altro che buono ma piuttosto approssimativo.

I risultati positivi per la diagnosi pre-impianto sono estremamente bassi e fortemente invasivi della vita nuova che si è desiderato con fatica e speranza. Paragonarla ad una diagnosi pre-natale non solo scorretto dal punto di vista medico ma anche dal punto di vista etico. E' insomma una bufala.

Pericolo per la vita nuova con la diagnosi pre-impianto= 84-90 %

Pericolo per la vita nuova con l'amniocentesi=1%

Non ci può essere infatti verifica della salute che comprometta la salute del soggetto stesso, in tal caso l'embrione.

La contraddizione in termini dei referendari è tutta qua:

si vuole non verificare per tutelare ma verificare per eliminare!


Concludo osservando che la diagnosi pre-impianto è uno dei grandi progressi della scienza. La selezione degli embrioni infatti permette a un uomo e a una donna, minacciati da una malattia genetica nella propria discendenza, di generare un figlio sano. Rinunciare ai benefici scientifici dell’indagine genetica pre-impianto è vanificare la speranza di ridurre il tragico peso umano e sociale di trentamila bimbi che ogni anno nascono in Italia con gravi malformazioni."

Finalmente viene fuori la verità: la parola SELEZIONE.

Davanti a ciò non aggiungiamo altro: Selezione per rispettare un diritto dell'uomo e della donna.

Questo non solo è un abominio della ragione umana e stavolta sì, del buon senso,

ma anche in contraddizione con la 194 che dice:

la Repubblica "tutela la vita umana fin dal suo inizio" (194 art 1)
"Nella fecondazione in vitro non vi è la specialissima situazione della donna in gravidanza (non vi è il rischio dell'aborto clandestino, non vi è la violenza carnale, il concepimento indesiderato e così via dicendo). Perciò non vi è alcuna ragione di permettere delle eccezioni al principio di tutela della vita concepita neppure per coloro che le ammettono (secondo noi sbagliando) nel caso di una gravidanza difficile a seguito di un concepimento non desiderato." (vd MPV)

 

La posizione di Veronesi è infatti il preludio ad una mentalità selettiva per il genere umano e non migliorativa.

E' una mentalità eugenetica.

In sostanza ciò che non è sano pur essendo vita umana, per i referendari non vale abbastanza e non va tutelato.

Il figlio malato, per i referendari, non vale quanto il desiderio di un figlio sano.

Per i promotori del referendum il malato, non visibile a occhio nudo,

ha meno diritti di un malato visibile e loro vogliono avere il diritto per legge di non farlo nascere.

Qui sta l'impianto etico dei referendari e la loro mentalità selettiva contro la vita.

Si giustificano magari dicendo che già la natura è selettiva con gli aborti spontanei e così via...

ma il problema qui è la pre-determinazione dell'uomo sulla vita umana;

una pre-determinazione effettuata senza che il più debole possa replicare.

Una pre-determinazione che nasce da un desiderio che per quanto nobile rimane nei fatti svuotato della sua essenzialità feconda e diventa un capriccio selettivo.

Cosa si vuole legittimare?

Una tutela non tanto della vita umana fin dal suo inizio (legge 194 art.1) ma, piuttosto, una tutela giuridica del desiderio e della selettività!

Hitler promosse lo stesso criterio selettivo: datato 1° settembre 1939.

L'ordine del Tiranno diceva:

“Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia”. (per approfondimenti leggi qui)

 

E nessuno si azzardi a dire che stiamo equiparando Veronesi ad un tiranno.. qui non facciamo processi alle intenzioni ma un giudizio sulle metodologie e sulle prospettive etiche.

Sulle teorizzazioni eugenetiche da cui la società si deve proteggere.

Infatti partecipare con il voto ad una richiesta così menzognera

sarebbe un farsi complici della SELETTIVITA' e della MANIPOLABILITA'.