Adotta un politico

Uno spin doctor politico per l'Italia

mirror de www.ilcattolico.it

per aiutare una coscienza politica e le scelte referendarie.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Navigando questo sito, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla pagina della legislazione europea e clicca qui

Pregare per Antonio Di Pietro non ha solo una valenza di critica evangelica ma anzitutto una valenza positiva.

Si vuole pregare e sostenere il bisogno di integrità e di legalità della nazione.

La stagione di "mani pulite" al di la delle evidenti contraddizioni, narcisismi, cambi di potere, portava in sé anche il desiderio buono di fare pulizia ed ordine nel sistema politico. Di questo c'è sempre bisogno.

Questo desiderio di integrità morale dovrebbe essere desiderio di tutti e di tutte le posizioni politiche.

Il senso della giustizia, della trasparenza, dell'integrità morale, della gioia del servizio è ciò che chiediamo nella preghiera per tutti gli uomini politici.

La santità infatti, per la Bibbia, significa anche integrità, bellezza, giustizia  e pace. Chi la chiede umilmente a Dio ne viene ricolmato e la ridona gratuitamente così come l'ha ricevuta.

Proponiamo per la meditazione il primo mistero doloroso del Rosario.


 

puntinaRispetto e concetto


Sommersi dalle dichiarazioni banali

 

Il fatto che il Card. Joseph Ratzinger fosse fine teologo e uomo dalla parola facile e di grande profondità era chiaro agli addetti ai lavori da più di trent’anni.
Oggi Benedetto XVI incanta le folle, si fa ammiratori tra gli uomini di cultura e gli atei devoti e raccoglie consensi anche da chi, come Oriana Fallaci, non ha mai nascosto una certa diffidenza verso la Chiesa cattolica.

Come ha affermato Mons. Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, durante la visita del santo Padre al “suo” ateneo, Oriana Fallaci aveva una vera e propria venerazione per questo Papa, venerazione che l’aveva portata a incontrarlo in un colloquio privato nell’estate del 2005.
Risulta difficile trovare oggi, a differenza di quanto ipotizzato nel passato, tra gli uomini intelligenti (cioè che sanno leggere dentro le persone e dentro la realtà) del nostro tempo, dei detrattori di Benedetto XVI.
Ha suscitato dunque un certo scalpore, in occasione delle critiche violente mosse al Santo Padre lo scorso settembre in occasione del suo discorso di Regensburg da parte del mondo islamico, l’intervento del ministro Di Pietro che, pur di attirare su di sé quell’attenzione che sembra mancargli nelle cose che invece dovrebbero riguardarlo come ministro delle infrastrutture, non ha esitato a ricordare al Papa il comandamento evangelico del perdono che senz’altro avrebbe dovuto adempiere, con aggiunta di scuse dovute, verso chi aveva offeso con il suo discorso a Ratisbona.
Tanta acqua è ormai passata sotto i ponti e unanime è stato il riconoscimento, a parte il mondo fondamentalista islamico, che il Papa è stato volutamente e ad arte frainteso e che alcuna scusa era dovuta se non una dichiarazione, puntualmente rilasciata dallo stesso Pontefice e dal segretario di stato il card. Bertone, relativamente al rammarico di non essere stato capito nel senso del suo discorso.
Ma anche a distanza di più di un mese lascia perplessa la superficialità di alcuni uomini politici italiani o europei, di cui Di Pietro è uno dei rappresentanti, che si sono lasciati andare ad asserzioni e commenti così superficiali e pericolosamente banali sulle intenzioni di uno dei pochi uomini al mondo ancora in grado di sollecitare in maniera profonda le coscienze degli uomini di tutto il mondo e di tutte le culture. Su un argomento peraltro che chiamava in gioco la ragione e i diritti umani come unica garanzia per il dialogo tra le religioni e le culture!
Queste le testuali parole del ministro Di Pietro: «In un momento delicato come questo, nessuno, nemmeno il Papa, si può permettere di lasciarsi anche solo sfuggire affermazioni che possano alimentare una situazione già esplosiva». Le parole del Papa, rileva, «hanno messo benzina sul fuoco. Ed è giusto, almeno per carità cristiana che egli si scusi e dia le spiegazioni dovute. Nel Vangelo Gesù insegnava di porgere l'altra guancia e il primo esempio lo dovrebbe dare lui stesso.»

Il fatto di essere ormai sommersi da dichiarazioni tanto stupide quanto inutili non ci autorizza a dimenticare quanto affermato dal ministro Di Pietro, anche se successivamente smentito da chiarimenti e prese di posizione della maggior parte degli esponenti del mondo culturale e politico.

Non si può infatti dimenticare la malafede di taluni rappresentanti istituzionali che per bieco pregiudizio o per una smaniosa ricerca di una notorietà negata da scarsa efficacia politica o personale, sono pronti a lanciare strali privi di fondamento e così dannosi nei confronti della verità delle cose.

Tra questi individuiamo proprio il ministro Di Pietro, tanto assente sui quotidiani in merito a faccende che dovrebbero riguardarlo (la fusione di Albertis con Autostrade s.p.a lo vede ignorato dai suoi stessi colleghi di esecutivo) e così presente in affermazioni banali, offensive, fuori luogo e inesatte (che c’entra il porgere l’altra guancia? La citazione avrebbe avuto senso se il Papa fosse stato offeso e non avesse voluto perdonare... ).
Allora, di fronte a tale malafede, cotanta miope assenza di buon senso, non possiamo che pregare perché tornino in prima linea nel difficile campo della politica istituzionale delle persone che hanno a cuore il bene dell’uomo e il culto per la verità che, come ha ricordato Benedetto XVI, è l’unica garanzia per la libertà dell’uomo.


Paolo Aragona
www.paoloaragona.com


 

 

Due parole sulla finanziaria
E' realmente difficile per ogni governo varare una riforma finanziaria per il bene del paese che tenga conto di tanti molteplici aspetti ed è inevitabile che si scontenti sempre qualcuno.
Tuttavia la ridistribuzione corretta del reddito, il varo dell'abolizione dello spreco pubblico (tra cui i sovrastipendi dei politici), l'eliminazione del sottobosco del “nero”, il rilancio effettivo dell'economia, della competitività, della creatività nel lavoro, sono tra i punti portanti di ogni sana riforma.

Pur aspettando l'ultima e contestata, ad intra e ad extra, finanziaria del governo Prodi ci sembra, però, che entrambe le coalizioni, fino ad ora, abbiano dimostrato una scarsa efficacia metodologica, propositiva e comunicativa.

Ci sembra, anche se è di difficile attuazione, che una riforma finanziaria debba essere affidata a tecnici bi-partisan che mettano il più possibile d'accordo tutti.
Le tre aree della finanziaria,

l'area ad-intra,

l'area europea

e l'area delle famiglie deve trovare un equilibrio concreto su dati tecnici, magari perfettibili, ma bi-partisan.

Il criterio più o meno oggettivo con cui si sceglie il Governatore della Banca d'Italia dovrebbe essere tanto più utilizzato per varare una riforma finanziaria che porta delle tare ataviche sin dagli anni '60 e su cui tanti, di ogni colore, hanno speculato sia profittando indebitamente del denaro pubblico  sia diseducandosi e diseducando il popolo italiano alla legalità e al senso vero che ha l'economia in una prospettiva di maturazione umano, sociale e trascendente..
Le affermazioni di Di Pietro a sostegno di una essenzialità (essenzialità doverosa secondo noi) ci risultano offensive per come sono state dette e proposte, visto che già, di fatto, gran parte delle famiglie con figli vive condizioni di essenzialità e disagi vari non indifferenti. Sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista lavorativo, sia dal punto di vista dei servizi. Chi ha famiglia ed un minimo di sensibilità sa bene di cosa stiamo parlando.

Pertanto ogni ministro, di sinistra o di destra che “spara” affermazioni così populiste degne del peggior Berlusconismo, sono per noi offensive ed inescusabili anche se nascono da una intenzione “buona” come quella dell'essenzialità.
Chiediamo che i nostri “onorevoli” inizino a sparare meno dichiarazioni populiste con le tasche piene di denaro pubblico.
Non ci interessa se gli onorevoli guadagnano molto con la loro competenza professionale in altre situazioni di personale iniziativa e trasparente indipendenza, ci interessa, piuttosto, che il denaro pubblico che prendono come dipendenti dello stato sia più equamente ri-distribuito.
Sappiamo però che su questo, tutti, al di la dei colori, faranno muro.. a scapito purtroppo della loro autorevolezza.
Ci aspetteremmo che i cattolici impegnati in politica, nei due schieramenti, fossero i primi a dare testimonianza di essenzialità e di correttezza.
Non per una gara di “outing”, non per una visibilità politica ma per fare ciò che è giusto, anzi normale.
Il principio di sussidiarietà e di equa distribuzione delle ricchezze non sottintende un appiattimento delle risorse e dell'economia ma una ridistribuzione delle medesime in una quadro di valori aperto alla trascendenza. Ecco perché sia il comunismo che il capitalismo liberale in questo fanno “acqua” e sono dannosi, avendo come incipit una antropologia malata.
Leggiamo per esempio nella Sollicitudo Rei Socialis al punto 28° “L'Enciclica di Papa Paolo VI segnalò la differenza, al giorno d'oggi così frequentemente accentuata, tra l'«avere» e l'«essere», 51 in precedenza espressa con parole precise dal Concilio Vaticano II. 52 L'«avere» oggetti e beni non perfeziona di per sé il soggetto umano, se non contribuisce alla maturazione e all'arricchimento del suo «essere», cioè alla realizzazione della vocazione umana in quanto tale. Certo, la differenza tra «essere» e «avere», il pericolo inerente a una mera moltiplicazione o sostituzione di cose possedute rispetto al valore dell'«essere» non deve trasformarsi necessariamente in un'antinomia. Una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti quelli che non possiedono quasi nulla. É l'ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti . Ecco allora il quadro: ci sono quelli - i pochi che possiedono molto - che non riescono veramente ad «essere», perché, per un capovolgimento della gerarchia dei valori, ne sono impediti dal culto dell'«avere»; e ci sono quelli - i molti che possiedono poco o nulla -, i quali non riescono a realizzare la loro vocazione umana fondamentale, essendo privi dei beni indispensabili. Il male non consiste nell'«avere» in quanto tale, ma nel possedere in modo irrispettoso della qualità e dell'ordinata gerarchia dei beni che si hanno. Qualità e gerarchia che scaturiscono dalla subordinazione dei beni e dalla loro disponibilità all'«essere» dell'uomo ed alla sua vera vocazione. Con ciò resta dimostrato che, se lo sviluppo ha una necessaria dimensione economica, poiché deve fornire al maggior numero possibile degli abitanti del mondo la disponibilità di beni indispensabili per «essere», tuttavia non si esaurisce in tale dimensione. Se viene limitato a questa, esso si ritorce contro quelli che si vorrebbero favorire. Le caratteristiche di uno sviluppo pieno, «più umano», che-senza negare le esigenze economiche-sia in grado di mantenersi all'altezza dell'autentica vocazione dell'uomo e della donna, sono state descritte da Paolo VI."
Affermazioni vere non solo per il panorama mondiale, dove il dislivello e la diseguaglianza è ancora più scandalosamente grande, ma anche per il panorama italiano, dove una cultura dell'avere, sempre più edonistica, narcisista e contraria al bene della famiglia è presente anche presso coloro che ci dovrebbero rappresentare.

www.zammerumaskil.com

 


Memento:

- Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É Lui la misura del vero umanesimo. "Adulta" non é una fede che segue le onde della moda e l'ultima novità; adulta e matura é una fede profondamente radicata nell'amicizia con Cristo -
(Joseph Ratzinger, Omelia alla messa

"Pro eligendo Romano Pontifice", Roma, 18 aprile 2005)

© http://www.adottaunpolitico.com/